Disturbi emotivo comportamentali dell’adolescente
L’adolescenza pone compiti evolutivi complessi. Il cambiamento del corpo, la maturità sessuale, nuove capacità di ragionamento autonomo, la ricerca di una propria identità e di un’appartenenza gruppale, l’affermazione di una autonomia rispetto al nucleo di riferimento originario sono una sfida difficile da affrontare per la vita di ciascuno.
In quest’età di frequente si manifestano disagi psicologici che riguardano la sfera dell’ansia, dell’umore, della sessualità, il rapporto con il corpo o con il cibo, l’aggressività, l’uso di sostanze, le difficoltà relazionali con i genitori o con i coetanei o cadute del rendimento scolastiche.
Esse possono essere manifestazioni transitorie e facilmente superabili, altre volte sono invece i primi segnali di una difficoltà seria ad affrontare queste sfide evolutive o possono rappresentare una richiesta di aiuto del ragazzo agli adulti o ai coetanei.
Queste manifestazioni di disagio non vanno trascurate, sottovalutate o sottaciute con il rischio di un loro acuirsi o di una strutturazione di un vero disturbo. È importante che il ragazzo trovi degli adulti pronti a interagire con lui rispetto a tali problematiche e i genitori trovino degli esperti che gli aiutino ad orientarsi di fronte ad un cambiamento che li vede inevitabilmente impreparati.
L’equipe clinica multidisciplinare del Centro Geode – formata da medico psichiatra, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuti, riabilitatori, logopedisti ed educatori professionali – può offrire un aiuto al giovane e alla propria famiglia nel meglio comprendere cosa sta succedendo, fornire indicazioni per gestire la situazione e se necessario proporre un adeguato percorso di cura e di supporto.
Al centro Geode è possibile trovare:
L’adolescenza è un periodo di intensi cambiamenti fisici e psicologici sia per i ragazzi e i genitori che li affiancano nel percorso di crescita.
Di fronte a questi segnali, spesso difficilissimi da affrontare in famiglia, può essere necessario rivolgersi ad uno specialista che aiuti ragazzo e famiglia nella comprensione e nella gestione del disagio quando diventa invasivo nella vista quotidiana dell’adolescente, a casa, a scuola…
All’interno del Centro Geode è possibile trovare un’equipe di lavoro composta da medico psichiatra, medico neuropsichiatra, psicoterapeuti ed educatori che possono offrire un aiuto concreto nel comprendere cosa sta bloccando il naturale percorso di crescita del proprio figlio / figlia adolescente e offrire indicazioni terapeutiche utili alla ripresa del percorso evolutivo del ragazzo/a.
Per il percorso di valutazione diagnostica si prevedono 6-10 incontri attraverso colloqui psicologici, test psicodiagnostici, eventuale visita neuropsichiatria con il ragazzo e i genitori al fine di comprendere il bisogno, le vulnerabilità e le risorse del ragazzo e del suo contesto, definire una diagnosi medica e psicodinamica e individuare le indicazioni terapeutiche.
Anamnesi: colloqui iniziali con i genitori, sia per comprendere le problematiche emerse, i sintomi o i comportamenti che preoccupano nel presente, sia per raccogliere e ricostruire insieme la storia di vita dell’adolescente.
Psicodiagnosi: si occupa della “valutazione” psicologica e psicopatologica del ragazzo attraverso l’utilizzo di strumenti per la valutazione della personalità, degli aspetti emotivi e cognitivi. Lo scopo è di descrivere e comprendere le caratteristiche più profonde della personalità di un individuo per averne una conoscenza più precisa e per giungere ad una formulazione di ipotesi diagnostiche che permettono di definire gli obiettivi della terapia.
Si tratta di alcuni colloqui individuali con l’adolescente per comprendere le sue emozioni, i suoi pensieri, gli aspetti vissuti con maggiore difficoltà e le risorse da valorizzare e alcuni colloqui per somministrazione di test proiettivi specifici.
È possibile che nel corso della valutazione diagnostica il clinico chieda la presenza dei genitori e/o della famiglia in alcune sedute specifiche.
Durante il lavoro di valutazione diagnostica, l’equipe psicologica del centro Geode è accanto al clinico di riferimento nella lettura e interpretazione dei dati emersi per una diagnosi e definizione del percorso di cura rispettosa della complessità di ogni bambino e sistema famigliare, attivando risorse e opportunità di cura diversificate.
Restituzione: un colloquio di restituzione con l’adolescente e un colloquio con i genitori per comunicare quanto emerso dalle osservazioni, dai colloqui clinici e dalle valutazioni effettuate. È il momento in cui il terapeuta propone, se necessario, un percorso di trattamento, concordando e definendo in modo cooperativo e in accordo con la famiglia e con l’adolescente gli obiettivi, le modalità e la frequenza delle sedute.
La psicoterapia rappresenta uno spazio privilegiato di lavoro su sé stessi, con particolare attenzione al riconoscimento dei meccanismi psicologici che, agendo in maniera inconsapevole, condizionano concretamente le scelte, azioni, desideri e sentimenti di ogni persona. Ciò che permette la trasformazione della sofferenza (ansia, depressione, fobie…) è la qualità della relazione terapeutica. La creazione di un rapporto di fiducia e di un ascolto empatico ed attivo, permette l’avvio di un processo di conoscenza e consapevolezza individuale che consente di vedere il disagio psicologico in una nuova prospettiva e di promuovere un processo di crescita personale, di cambiamento e acquisire fiducia nella possibilità di riprendere il proprio cammino di crescita e a favorire l’espressione della propria personalità.
La psicoterapia di gruppo rappresenta uno spazio privilegiato di lavoro su sé stessi grazie alla risorsa del terapeuta e del gruppo. Si prevedono sedute terapeutiche di gruppo, a cadenza settimanale per 5-8 utenti. Il gruppo, condotto da uno psicoterapeuta, è concepito come uno spazio di pensiero nel quale il confronto, la condivisone e la relazione tra pari possano favorire l’espressione e la trasformazione in parola di sentimenti, angosce, rabbie altrimenti espressi attraverso l’azione impulsiva o il sintomo.
APPROFONDIMENTO: Gruppo analitico con adolescenti
Il progetto del Centro Geode si riferisce alla costruzione di un gruppo di psicoterapia ad indirizzo psicodinamico rivolto ad adolescenti con problemi psichici.
Il gruppo è formato da 5/8 pazienti dai 14 ai 21 anni circa.
Il gruppo è aperto e non presenta un termine; si potranno prevedere dimissioni e nuovi ingressi nel corso del tempo.
Il gruppo è caratterizzato dall’omogeneità, riscontrabile nel tema del gruppo stesso e nei partecipanti, tutti pazienti in fase adolescenziale con difficoltà psichiche.
Le caratteristiche risultanti da alcuni aspetti omogenei permetteranno un utilizzo adeguato della dialettica, specificatamente gruppale, tra fusione e individuazione (Corbella, 2003).
Un altro aspetto che risulta in sintonia con la scelta effettuata è quello che appare dalle ricerche sui gruppi omogenei, nei quali queste dimensioni presuppongono una visione evolutiva (MacKenzie, in Costantini, 2000).
Un altro motivo che ci spinge a costruire un gruppo con adolescenti deriva dalla convinzione che i ragazzi con tendenza all’agire (come gli adolescenti per lo più se borderline), mancano della funzione riflessiva, della capacità di cogliere i propri stati mentali e i propri bisogni, la differenza fra sé e l’altro e quindi gli stati mentali dell’altro. Questo deriva anche dall’essere stati a propria volta oggetto di legami incerti e disorganizzati da parte delle figure di riferimento (Fonagy, Target, 2001).
Entrare in un gruppo e poter utilizzare uno spazio di pensiero ha anche la funzione di trovare un luogo dove trasformare e dare voce alle azioni e all’aggressività (aspetti molto presenti nei pazienti dell’Unità); come dice Blos (1979) l’aggressione ha la funzione di mantenere, attraverso la concretizzazione adolescenziale, l’appartenenza ad un sistema illusorio, prelogico e preverbale, in cui l’azione magicamente espelle gli aspetti intollerabili di sé e afferma il proprio dominio su se stessi e sull’ambiente. Citando Blos “L’adolescente che ricorre alla concretizzazione, usa l’ambiente non solo per la gratificazione degli impulsi infantili, ma nel contempo cerca di districarsi, tramite le sue azioni, dalle dipendenze oggettuali infantili, in breve tende ad attivare il secondo processo di individuazione dell’adolescenza”.
Il criterio di scelta dei partecipanti si basa sull’inclusione dei ragazzi che manifestano più apertamente e direttamente interesse verso l’argomento, che abbiano un età compresa tra i 14 ei 21 anni, mettendo insieme patologie diverse (disturbo del comportamento, disturbo misto della condotta e della sfera emozionale, psicosi ecc…) per gravità e fase di stabilizzazione raggiunta ma tenendo sempre ben presente le risorse che i singoli possono mettere in campo nel gruppo e i benefici di cui possono usufruire. Non si inseriscono pazienti che transitano in un periodo connotato da elevati livelli di paranoia. I livelli cognitivi devono essere tali da permettere l’instaurarsi di una buona reciprocità cognitiva. Deve essere presente un minimo di capacità di simbolizzazione. Sembra opportuno offrire questa possibilità anche a quei pazienti che già hanno sperimentato trattamenti di gruppo in contesti strutturati quali centri diurni e comunità terapeutiche ma che per limiti anagrafici si sono trovati nella condizione di dover interrompere prematuramente e che necessitano di proseguire nel lavoro iniziato.
Cercando di tenere in conto le esigenze reali di tutti, sono state effettuate le seguenti scelte:
- il gruppo sarà della durata di un’ora a cadenza settimanale. Ci si riserva la possibilità di utilizzare la tecnica dello psicodramma in cui, soprattutto nell’osservazione, si sottolineeranno quelle immagini (giocabili e giocate) che potranno avere un effetto trasformativo;
- ai partecipanti saranno effettuati due o tre colloqui individuali per valutare la motivazione;
Per quanto concerne il gruppo di adolescenti, come detto si potrebbe utilizzare, qualora se ne riscontrasse l’utilità, lo psicodramma analitico. La scelta di questo modello di riferimento nasce dal fatto che le peculiarità del dispositivo stesso paiono configurarsi come particolarmente adatte al mondo adolescenziale: l’efficacia dello psicodramma per gli adolescenti deriva dalla sua possibilità di associare i fattori terapeutici propri della terapia di gruppo alla creazione di relazioni affettive molto intense; tali relazioni determinano il superamento di quel particolare clima di chiusura e di diffidenza che contraddistingue il mondo giovanile. Questa raggiunta vicinanza emotiva produce la nascita della dimensione gruppale e permette l’esplorazione, anche dolorosa, del proprio mondo interno e relazionale. Ciò che contraddistingue lo psicodramma dalle altre tecniche analitiche (perlopiù basate sulla comunicazione verbale) è la concretizzazione in “scene prescelte”, di eventi della storia dei pazienti, dei loro sogni, delle loro fantasie e delle loro immagini; le scene vengono giocate ricostruendo le varie componenti, spaziali, temporali, verbali e mimiche, non solo dal paziente di volta in volta protagonista, ma con l’aiuto dei membri del gruppo. Tali “rappresentazioni” dei propri drammi e il coinvolgimento degli altri nelle personificazioni del mondo interno permette la comunicazione di profonde emozioni a tutto, e di tutto, il gruppo. Il “mettere in scena” permette di aggirare le difese e di accedere ad “esperienze interiori che altrimenti resterebbero mascherate” (Moreno, 1969).
Un altro cardine della tecnica psicodrammatica è il “cambio di ruolo”, dove il mettersi nei panni dell’altro da la possibilità di sperimentare nuovi e differenti punti vista, motivazioni ed emozioni; ciò spinge l’adolescente ad uscire dal proprio egocentrismo, di cogliere alternative e di modificare il proprio modo di relazionarsi.
Lo psicodramma analitico ha le sue origini dall’invenzione di Moreno. Nel dopoguerra, in Francia, venne rivisto da Anzieu che lo riportò nell’alveo analitico e poi dai Lemoine (1972) che facevano riferimento a Lacan. In Italia il dispositivo dello psicodramma analitico si è legato agli sviluppi del pensiero winnicotiano e, proprio per la sua caratteristica di fondarsi anche sull’azione scenica, è stato anche indagato da un vertice bioniano. In sostanza, come dice Miglietta D. (2007) “…il gioco psicodrammatico traduce i pensieri in immagini e trasforma le immagini visive in pensiero ma, soprattutto, il gioco è espressione del cinetico e del muscolare che sono stati molto avvicinabili agli elementi beta suscettibili di trasformazione… la drammatizzazione contigua alle matrici del pensiero, è un potenziale traduttore delle esperienze sceniche in affetti ed è anche traduttore dei pensieri in figure…”.
I gruppi in età evolutiva così intesi sono il punto di intersezione tra la gruppoanalisi e lo psicodramma e sono una delle applicazioni dello psicodramma stesso agli adolescenti. Citando ancora D. Miglietta (1999) “… l’uso del gioco, trasferito dall’analisi infantile alla stanza dei gruppi, collega i fondamenti dello psicodramma a quelli della psicoanalisi, mentre l’alternarsi delle funzioni del conduttore, tra percorsi interattivi nel campo ludico-simbolico e ricorso alla parola interpretativa stabilisce un ponte tra il metodo analitico di gruppo – fondato sulla sola parola – e l’uso della drammatizzazione e del gioco – tipici dello psicodramma analitico”.
Come riferimenti teorici alla conduzione del gruppo mi pare opportuno indicare sia le considerazioni di Boatti (2007) nelle quali si fa riferimento ai concetti psicoanalitici riguardanti la psicoterapia infantile (personificazione Kleiniana e area transazionale Winnicottiana) e al concetto bioniano di gruppo inteso come unità e quindi non come risultato della semplice somma delle singole individualità, sia ai lavori con gruppi di bambini e adolescenti condotti con l’ottica bioniana descritti da M. Bernabei e A, Baldassarre (Roma). Soprattutto per questi ultimi è indispensabile il riferimento alla teoria di campo del gruppo di Corrao e Neri.
La visita con il neuropsichiatra specializzato in adolescenza, è una visita medica volta ad indagare le problematiche psicopatologiche e la salute psichica di un adolescente.
A volte è richiesta dalla famiglia o dal pediatra o medico di base a seguito di comportamenti disfunzionali dell’adolescente; altre volte è richiesta da uno psicoterapeuta che necessita di una valutazione medica ad integrare il percorso psicologico in corso.
La valutazione neuropsichiatrica in adolescenza si svolge con colloqui che cercano di comprendere il disagio vissuto dall’adolescente e dal suo sistema famigliare, anche alla luce del suo stato generale di salute, della storia di vita pregressa e del contesto in cui vive.
Basandosi sull’osservazione, su quanto avviene nello scambio conoscitivo, sulle riflessioni stimolate dall’incontro e sull’integrazione di conoscenze appartenenti a discipline differenti, tra cui la farmacologia, la psicologia, le neuroscienze…, il medico neuropsichiatra cerca di comprendere la situazione e delinea una diagnosi, fornendo indicazioni per la cura. La diagnosi non è un’etichetta o ancor meno un giudizio sulla persona, ma una modalità per delineare i bisogni, le difficoltà, le caratteristiche personologiche e i comportamenti disfunzionali in termini di blocchi evolutivi.
Le indicazioni di cura proposte dal medico in base agli elementi emersi e la diagnosi formulata possono essere un percorso di psicoterapia, una proposta farmacologica, un sostegno al sistema famigliare, ulteriori approfondimenti diagnosti mirati o invio a servizi specialistici. Viene anche proposto un monitoraggio dell’evoluzione delle condizioni di salute dell’adolescente e del sistema famigliare attraverso visite di controllo cadenziate in base ai bisogni.
Il neuropsichiatra presso Geode è specializzato in adolescenza ed è parte dell’équipe del centro formata da psicoterapeuti, medico psichiatra, educatore e psicologo testista.
Si rivolge a famiglie con figli con disagio psicologico che necessitano un supporto alla genitorialità. Si prevedono colloqui e interventi psicoeducativi individuali, di coppia e sul sistema familiare in sede e\o a domicilio a cadenza variabile. L’obiettivo è quello di meglio comprendere e modificare le dinamiche relazionali disfunzionali al fine di favorire dei cambiamenti terapeutici su tutto il sistema famiglia.
Le problematiche psicologiche che si presentano nell’adolescenza possono riguardare la sfera relazionale, emotiva o comportamentale e assumono specifiche manifestazioni sintomatologiche che rimandano a significati e messaggi ancora sconosciuti al soggetto e che il processo di cura permetterà di comprendere e padroneggiare.
Disturbi depressivi e dell’umore
Si manifestano nella tristezza, nell’inerzia, nella facile irritabilità, nella mancanza di piacere nel fare le cose, nella perdita di forza e speranza per il futuro. Spesso sono accompagnati o preceduti da manifestazioni fisiche come mancanza o eccesso di appetito, dimagrimento, insonnia o aumento del bisogno di sonno, rallentamento psicomotorio, manifestazioni psicosomatiche. A volte si associano a cadute nella prestazione scolastiche o sportive, mancanza di concentrazione, isolamento sociale, aggressività o uso di sostanze stupefacenti. Si accompagnano spesso a forti sentimenti di colpa, di vergogna, di inutilità.
In alcuni disturbi i sintomi depressivi si alternano a sintomi maniacali che si caratterizzano per un eccesso di fiducia in sé stessi, iperattività, umore eccessivamente alti. Il ragazzo si sente esuberante, energetico, esaltato o irritabile, e può anche sentirsi troppo sicuro di sé, agire o vestirsi in modo stravagante, dormire poco e parlare più del solito. Il soggetto è facilmente distratto e passa continuamente da un argomento ad un altro o da un’occupazione a un’altra; si dedica a un’attività senza portarla a termine (impegni scolastici, scommesse o comportamenti sessuali pericolosi) o senza pensare alle conseguenze (come perdita di denaro o lesioni) mettendo sé stesso o gli alti in pericolo. Spesso tale condizione si associa a abuso alcoolico o all’uso di stupefacenti.
Disturbi ansiosi
La percezione di ansia in situazioni sociali, ad esempio quando il ragazzo deve parlare in classe o rivolgersi agli estranei o quando il bambino deve separarsi dalle figure di riferimento è normale. Tuttavia può divenire un disturbo quando la paura di provare imbarazzo, di sbagliare e di essere giudicato da altre persone è inappropriata rispetto all’età o così intensa da pregiudicare la vita del ragazzo. In questi casi si parla ansia di ansia sociale. I bambini e gli adolescenti con disturbo d’ansia comunemente possono essere preoccupati di essere derisi a causa di una risposta sbagliata o di dire qualcosa di sciocco, pensano che proveranno vergogna a causa dei segni della loro ansia, come arrossire o sudare, quando gli altri li guardano, si bloccano, si isolano o piangono in presenza di soggetti che non conoscono, si aggrappano ai genitori fino a rifiutarsi di andare a scuola o di partecipare a eventi sociali o anche solo di uscire di casa A volte l’ansia si manifesta con disturbi fisici (somatizzazione ansiose) come mal di stomaco, mal di testa, nausea, onicofagia (mangiarsi le unghie), tricotillomania (strapparsi i capelli).
Attacchi di panico
Possono essere la manifestazione più acuta di una sintomatologia ansiosa. L’attacco di panico si caratterizza per l’insorgenza improvvisa e inaspettata di intensa paura o disagio con sintomi fisici (palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, mancanza di fiato, sensazione di soffocamento, dolori al petto o all’addome, brividi), cognitivi (stordimento, confusione, senso di svenimento), paura della morte. È un attacco che dura solitamente pochi minuti, ma che turba profondamente il soggetto. Spesso si accompagna ad agorafobia, ovvero paura degli spazi aperti o comunque di frequentare luoghi (mezzi pubblici, cinema) in cui non si possa ricevere aiuto in caso di comparsa dei sintomi e conseguente evitamento di questi luoghi.
Sintomi ossessivi compulsivi
Possono essere connessi all’ansia. Le ossessioni ovvero pensieri, impulsi o immagini ricorrenti vissuti come intrusivi e inappropriati e che spesso si connettono a compulsioni ovvero comportamenti ripetitivi (es. lavarsi le mani, riordinare, controllare la chiusure delle porte) o azioni mentali (contare, pregare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto per prevenire il disagio o ridurre il rischio di eventi temuti.
Fobie
Le fobie sono una manifestazione ansiosa che viene definita come una paura persistente e irrazionale che riguarda un oggetto specifico, un’attività o una situazione e che porta il soggetto ad un evitamento preventivo dell’incontro con l’oggetto fobico. Esistono diverse forme di fobia come quella rispetto a certi animali (ragni, piccioni, cani, ecc..), ad ambienti naturali (ad esempio altezze, temporali), a sangue, iniezioni, o situazioni (aerei, ascensori, luoghi chiusi).
Fobia scolare
La fobia scolare è spesso tra i primi segnali di un disagio adolescenziale da prendere in grande considerazione. Essa è la paura, irrazionale e non controllabile, di andare e/o restare a scuola. I bambini e gli adolescenti che ne soffrono presentano un livello d’ansia tale da compromettere significativamente la regolare frequenza scolastica. Questo indipendente dalla reale competenza scolastica, spesso sono infatti ragazzi intelligenti e studiosi, ma spesso sono condotti da un senso di vergogna legato alla prestazione, a rapporto con docenti o con compagni oppure ad un’angoscia a lasciare la propria casa.
Disturbi oppositivi provocatori o esplosivi
Se frequenti, prolungati, diffusi o con una gravità crescente possono essere indice di un disagio psicologico nel bambino o nell’adolescente e se non compresi possono portare da adulti a gravi problematiche come problemi nel controllo degli impulsi, abuso di sostanze, ansia e depressione. Essi si possono manifestare con atteggiamenti ostili, di sfida verso le figure autoritarie (genitori, insegnanti, ecc..) o comportamenti che violano i diritti altrui, come nel caso di aggressioni, frequenti litigi, furti distruzione della proprietà. Spesso questi atteggiamenti sono accompagnati da umore collerico o irritabile e comportamento polemico, rifiuto delle regole, vendicatività che si manifestano non solo a casa ma anche a scuola o con gli amici.
Disturbi post-traumatici da stress
Si manifestano a seguito di un evento traumatico estremo, ovvero un evento che ha implicato morte o minaccia di morte, o una forte minaccia per l’integrità fisica propria o altrui (malattie, aggressioni, rapimenti, incidenti, gravi malattie, ecc.), che la persona ha vissuto o a cui ha assistito. Le manifestazioni prevalenti riguardano la paura intensa; ricorrenti e involontari ricordi spiacevoli dell’evento o giochi che lo rappresentano, incubi; sensazione che l’evento traumatico stia per ripresentarsi, con conseguente disagio intenso all’esposizione a fattori che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico; dunque, evitamento di tutto ciò che è associato al trauma (oggetti, situazioni o persone). Possono, inoltre, presentarsi un aumento della reattività generale, con esagerate risposte di allarme; difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno; irritabilità o scoppi di collera; difficoltà a concentrarsi; marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative; esagerate convinzioni negative su sé stessi e/o sul mondo; persistente incapacità di provare emozioni positive.
Sintomi psicotici
Sono ascrivibili a disturbi di forma del pensiero (alterazioni del flusso di pensiero e incoerenza), disturbi di contenuto del pensiero (delirio) e disturbi della senso-percezione (allucinazioni uditive, visive, olfattive, tattili e cinestesiche). Le funzioni mentali diventano confuse o non seguono una successione logica.
Disturbi dell’alimentazione
Sono malattie complesse determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo che portano, chi ne è affetto, a vivere con un’ossessiva attenzione alla propria immagine corporea, al proprio peso e a una eccessiva necessità di stabilire un controllo su di esso. Sebbene il peso sia un importante indicatore, tuttavia non deve essere considerato il solo fattore di rischio fisico, perché anche persone di peso corporeo normale possono essere affette dalla patologia.
I disturbi dell’alimentazione possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e creare un profondo disagio nella vita dell’adolescente e del suo sistema familiare.
Disturbi del comportamento
Comprendono una serie di condotte definite “esternalizzanti”, in quanto comprendono comportamenti in cui il disagio interno viene rivolto verso l’esterno attraverso condotte disfunzionali come l’aggressività, l’impulsività, la sfida, la violazione delle regole e altre condotte considerate socialmente inappropriate. Emerge la difficoltà, e a volte l’incapacità, di organizzare il proprio comportamento alla luce delle esigenze degli altri e del contesto. Si fa riferimento a disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo esplosivo intermittente.
Disturbi del neuro sviluppo
comprendono l’area di difficoltà relativa la disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento e lo sviluppo dei bambini.
Dal punto di vista comportamentale la disattenzione si manifesta con difficoltà a seguire le istruzioni, facile distraibilità, frequenti errori nei compiti scolastici, difficoltà nel tenere in ordine i materiali e nel gestire il tempo a disposizione.
L’iperattività si riferisce invece a un’eccessiva attività motoria manifestata in momenti e situazioni non appropriati, a un eccessivo dimenarsi e a una cospicua loquacità. Spesso i bambini iperattivi si agitano sulla sedia, si alzano dal proprio banco, sono irrequieti e incontrano problemi nel giocare tranquillamente.
Per impulsività s’intende invece la presenza di azioni che vengono compiute in maniera affrettata, senza premeditazione e talvolta possono essere pericolose per il bambino o adolescente. Questa impulsività può rispecchiare sia il desiderio di ottenere una ricompensa immediata, sia l’incapacità di ritardare una gratificazione. Tra i comportamenti impulsivi vi sono le continue interruzioni durante le conversazioni, il fornire risposte prima ancora che gli altri abbiano finito di parlare e il prendere decisioni senza considerare le conseguenze.