Adolescenza e Pandemia: tra disagio evolutivo e la richiesta di aiuto
L’impatto di una malattia pandemica che si dispiega su scala globale non è solo un evento medico – sanitario quanto anche un evento psicologico, sociale ed economico. Questo perché parliamo di eventi capaci di dimostrare, in modo spesso violento, quanto vulnerabili e fragili possano essere i nostri stessi sistemi sociali di convivenza e quanto spesso inadeguate possano essere le nostre conoscenze e risposte scientifiche, tecniche e in senso più ampio socio-comunitario.
Altre ricerche, tra cui IRCCS Gaslini di Genova, evidenziano come le misure di contenimento adottate per arginare la diffusione della pandemia e la paura dell’infezione con le sue conseguenze, la situazione di isolamento vissuta in questi mesi abbiano generato una condizione di stress con ripercussioni sulla salute fisica ed emozionale, psichica delle persone, soprattutto dei ragazzi e adolescenti.
Privati da oltre un anno di esperienze di vita, libertà di spostamento e di incontro, “i ragazzi sono vittime di sentimenti negativi che stanno evolvendo in pericolosi quadri di disturbo post-traumatico da stress o in costrutti psichiatrici”, mette in guarda la Società italiana di medicina dell’adolescenza.
La pandemia ha avuto quindi un impatto importante sulla fascia adolescenziale per la sostanziale modifica dei loro stili di vita piuttosto che per le conseguenze delle infezioni su di loro.
Sono stati privati per più di un anno di esperienze di vita, di emozioni, avvenimenti, possibilità di spostamento e di incontro con coetanei, possibilità di fare esperienze e sperimentare conoscenze e competenze, spazi di espressione fisica come lo sport, l’agonismo…. tutti elementi funzionali e necessari agli specifici compiti evolutivi dell’adolescenza.
Accanto a questo gli adolescenti hanno respirato e vissuto la preoccupazione per le angosce di malattia e morte, i lutti di persone care o conosciute, le notizie confondenti e inquietanti dei media, le perdite finanziarie e difficoltà economiche che hanno e stanno attraversando numerose famiglie…
Non è da sottovalutare l’accesso illimitato all’utilizzo dei social media: la scuola li ha visti per lunghe ore connessi davanti allo schermo per le lezioni a distanza, lo smartphone è diventato in questa pandemia il solo mezzo di comunicazione con il mondo esterno e molto spesso un modo per riempire il vuoto, la noia.
Aspetti che hanno fortemente interferito con il percorso di crescita degli adolescenti e sui compiti evolutivi tipici dell’età quale separarsi e differenziarsi dai genitori, conoscere sé stessi e le proprie potenzialità e proseguire il percorso e processo di individuazione, la costruzione di una rete di relazioni amicali, la sperimentazione di legami affettivi… passaggi evolutivi importanti in questa fase della vita.
Ora gli adolescenti stanno cominciando a manifestare il disagio che hanno vissuto in questi lunghi mesi: i problemi con l’alimentazione, l’ansia, alcune forme di depressione, attacchi di panico ma anche forme di autolesionismo (farsi dei tagli per scaricare la tensione, per sentirsi vivi…), strapparsi i capelli in modo sistematico, l’alterazione del ritmo sonno/veglia, la paura e la non voglia di uscire di casa, il sentirsi diversi, brutti e incapaci… sono alcuni dei comportamenti che i genitori stanno portando al centro Geode.
I genitori ci raccontano della loro fatica, del loro non sapere come aiutare i figli, del non comprendere se si sta superando il confine tra un disagio evolutivo, amplificato dalla pandemia o se il disagio che il figlio o figlia sta portando è segno di una sofferenza profonda, che necessita di essere compresa e di un percorso di aiuto, prima la situazione diventi complessa e “sempre più in salita”.
La qualità e l’entità dell’impatto sugli adolescenti della pandemia è determinata da molti fattori di vulnerabilità individuale come l’età dello sviluppo, lo stato di istruzione, le condizioni di salute mentale preesistenti, l’essere economicamente svantaggiati, l’aver vissuto l’esperienza di quarantena a causa di infezione o solo sospetta infezione … e anche da condizioni famigliari e dell’ambiente di vita: la presenza di lutti a seguito della pandemia, incertezze economiche, situazioni relazionali complesse… e altro ancora.
Come genitori siamo chiamati ad accompagnare i nostri figli anche in questo momento difficile per loro (e anche per noi). Chiedere un aiuto per comprendere la situazione, rivolgersi ad un centro specializzato sull’adolescenza non è segno di incompetenza, di incapacità. Non è un modo per dichiarare “malato il proprio figlio” o riconoscersi come “genitori incapaci”. È un gesto per riconoscere che abbiamo bisogno di aiuto, che siamo in difficoltà, che siamo preoccupati, che abbiamo bisogno di capire se i segni di sofferenza e disagio che stiamo sperimentando nella relazione con i nostri figli sono fisiologici o stanno invece manifestando un disagio più profondo. E questo è segno di responsabilità genitoriale.
Attendere che la situazione evolva in modo spontaneo è una strategia che in alcuni casi può funzionare, in altre situazioni è un modo per nascondere i problemi che inevitabilmente diventeranno più invasi la qualità della vita dell’intero sistema famigliare.
Presso il Centro Geode è possibile chiedere un confronto con uno psicoterapeuta specialista del centro per meglio comprendere cosa sta accadendo nella relazione con vostro figlio, vostra figlia, per collocare i segnali di disagio nella storia dell’adolescente, individuare alcune strategie di relazione all’interno della famiglia e valutare, se necessario, l’eventuale necessità di un approfondimento clinico del disagio presente.
Noi ci siamo.